Le affermazioni indipendentiste di Edward Luttwak

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di Guido Di Stefano

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   Non dimentichiamo che solo in data otto luglio scorso si leggeva che il politologo Edward Luttwak equiparava la Sicilia alla Grecia ed dopo un mese circa (sul “Venerdì” di Repubblica) si presentava quasi come un “separatista” siciliano.

   Le interviste di Luttwak sono costellate da punte di verità (specie sulle origini e responsabilità romane e palermitane dei suoi malanni) e nel contempo si perdono nella vaghezza, nell’indeterminazione, nel silenzio quando argomenti e domande sfiorano gli interessi geo-politici o (per essere precisi) l’ordine mondiale. Ed alla data 16 agosto abbiamo avuto la sorpresa di leggere le sue dichiarazioni rivoluzionarie, seppure circondate da vaghezze e silenzi.

    LUTNell’articolo-intervista di Enrico Deaglio, Luttwak esorta la Sicilia a fuggire dall’Italia e ad ergersi a Stato sovrano, così come fu l’anelito fino al 17 giugno 1945, data che segnò il trionfo dei “firmatari” del patto scellerato (tutti i poteri di Roma e quelli che in Sicilia nel 1866 erano stati “eletti” quali alleati del pernicioso del potere o dei poteri centralizzati al nord) e palesò il tradimento degli yankee (o di tutti i popoli del “yes”) nei confronti di Antonio Canepa e tutti i Siciliani che di loro si erano fidati. Rivisitando la storia alla luce dei fatti di casa nostra c’è da credere alle voci “malevole” che “presentano” gli statisti del “yes” chini su mappe e documenti a valutare le possibilità di invasione e “colonizzazione” della staliniana Russia con il conflitto mondiale ancora in corso: correva il 1945 l’anno fatale anche per l’indipendentismo siciliano.

   Dice Luttwak: “L’Isola non sarà governata più dalla mafia, dalla politica, dai Calogero Sedara, ma dai siciliani veri, compresi i nobili, come ai tempi di Federico II. E di nuovo stupirà il mondo”… Sì ma chi era Calogero Sedara o meglio cosa si può intendere con questa classificazione? Tutti gli uomini senza onore e senza bandiera; umili (zerbini)  con i potenti e potenti (arroganti) con gli umili; ignoranti, rozzi, “incivili”; vendicativi e nell’intimo malvagi; opportunisti, arrampicatori sociali; maestri nel volgere a vantaggio esclusivo proprio e dei sodali  ogni vento di rinnovamento;  “livellatori” dei diritti altrui e “innalzatori” dei privilegi (immeritati) propri e dei sodali. Della politica “non politica” non è necessario approfondire: è da decenni la nostra croce, oggi molto più pesante di ieri; della mafia sappiamo tutto e niente: ci mancano tanto le conoscenze del così detto terzo livello, forse molto noto al politologo che ne esclude “sic et simpliciter” il “futuro” potere. Non lo ha detto: sorge il dubbio che l’interpretazione delle sue parole conduca fuori della Sicilia, magari nel centro-nord d’Italia e, chissà, anche negli USA.

Siciliani veri e nobili? Certo ne esistono ancora; però non è chiaro a chi faccia riferimento. Si comprende invece il riferimento a Federico Secondo di Svevia e allo stupore del mondo. Ai tempi degli Altavilla e degli Svevi, di fatto, il Mediterraneo era un mare “siciliano”: il regno di Sicilia dominava dal meridione d’Italia all’Africa settentrionale e, nella sua multi-etnicità e multi-religiosità, si avvaleva delle migliori menti in circolazioni oltre che dei migliori uomini d’armi (marittimi e terrestri). Noi Siciliani “eravamo”! La Sicilia era al centro e come tale univa e divideva il Mediterraneo.

    Nessuno stupore quindi quando Luttwak sostiene che gli USA hanno perso interesse per in Mediterraneo e quando “glissa” sulla base di Sigonella e le altre basi e/o installazioni militari; tra l’altro a sua difesa potrebbe fare notare che ne esistono oltre un centinaio nel mondo e nessuna si può aprioristicamente classificare come primaria nei discorsi americani. Si potrebbe intendere che c’è un calo di interesse per il pattugliamento di superficie, in certo senso “sostituibile” e reso perfetto (e forse in gran parte superato) con i controlli satellitari (MUOS “in primis”) e con un più stretto legame diretto con la Sicilia

   LUT2Già il MUOS, sistema di trasmissioni satellitari (o forse anche sistema d’arma) in alta-altissima frequenza (qual è la soglia superiore?) e bassa-bassissima frequenza (e la soglia inferiore è sismica?)! Molto significativo è il silenzio sul “MUOS” di Niscemi, decantato per le sue potenzialità note e forse temibile o strabiliante per quanto non dichiarato: le altre tre installazioni sono su territori di lingua inglese e cioè  Chesapeake-Virginia (USA),  isole Haway (USA), Kojarena (Australia). Si può porre un quesito: si vuole intervenire per “favorire” l’attecchimento della lingua inglese in Sicilia? Sembra proprio che il nostro politologo ha voluto distrarci da quell’investimento multimiliardario del governo USA. Oppure è un eccesso di timidezza dello zio Sam che non vuole pubblicizzare troppo la grandiosità dell’opera,  il suo costo e (magari) tutte le sue finalità? Due fatti sono certi. Lui non ne ha parlato e il nostro governo sta difendendo l’impianto davanti al tribunale amministrativo. A questo punto sorge un’altra domanda: se l’impianto è così importante ai fini della difesa perché il nostro governo non ha riconosciuto al comune di Niscemi il rango di paese di rilevante importanza militare e i connessi privilegi risarcitori? Sarebbe da ridere se la risposta fosse “per quattro spiccioli”!

   Chissà.

   Entrambi i metodi suggeriti da Luttwak per lasciare l’Italia aprirebbero gli scenari per un intervento americano con il “placet” di un qualche organismo sovranazionale: nel caso di “auto proclamazione” pacifica potrebbe essere un mandato dell’ONU per accompagnare i primi passi della nuova sovranità nazionale; nel caso di “vessillo insanguinato” scatterebbe immediatamente l’interesse per la tutela delle strutture NATO oltre che USA, con l’avallo anche “a posteriori” degli organismi garanti preposti.

   La Sicilia è portaerei nel Mediterraneo? Non più: ed è credibile. La Sicilia è molto di più e a non averlo capito sono tutti i nostri (italiani e i siciliani loro vassalli) politici passati e presenti, sempre in buona compagnia con la quasi totalità politici europei a ovest di Berlino. E’ il cuore del mondo, è la piattaforma su cui poggiare delicatamente il trono del regno del mondo!

  Una “grande” nazione sovrana al centro del Mediterraneo come al tempo degli Altavilla e degli Svevi! Uno splendore, uno stupore infinito! Tutti ambirebbero averla come alleata o addirittura come stato federato. A parte l’occidente europeo, che coltiva ancora sogni di colonialismo più “vetero” che “neo”, altri hanno capito il valore geopolitico della Sicilia per le sue risorse di terra e di mare, per i suoi suoli, per la sua storia, per la sua “umanità”, per la sua posizione: gli USA, che probabilmente rimpiangono la loro grande “viltade” del 1945, i russi e i cinesi che l’hanno scoperta di recente e chissà quanti altri.

    Tanto per fantasticare, pensate che una Sicilia potentemente e sofisticatamente armata senza sforzi può “spaccare” il Mediterraneo in due parti: basta bloccare lo stretto di Messina e creare in qualche modo una barriera di fuoco (o comunque distruttiva anche in profondità) tra l’isola e il continente africano (il Regno di Sicilia si estendeva anche lì). Le tecnologie moderne  lo permettono; forse il solo impianto di Niscemi potrebbe essere determinante.

  Forse Edward Luttwak, con le sue citazioni letterarie e storiche, ha voluto aprire uno squarcio nella misteriosa nebbia che circonda i sogni Americani.

  Magari ci sbagliamo: intanto gli USA, che non hanno più interesse per il Mediterraneo, hanno regolarmente mandato in stampa per i loro militari un piccolo “vademecum” in lingua inglese con titolo in italiano “Benvenuti a Sigonella” e sottotitolo in inglese. Chissà cosa avrebbero fatto in caso contrario!

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